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Le peculiarità cliniche della parodontite o piorrea sono date da aspetti infiammatori importanti con distruzione dei tessuti che circondano e supportano il dente.
Questo fenomeno avviene per una disbiosi o squilibrio microbico della normale placca batterica orale che si arricchisce di germi patogeni capaci di determinare, mediante processi infiammatori, sanguinamento, perdite di attacco parodontale e perdita di osso.
Uno degli approcci clinici per ridurre o controllare gli aspetti distruttivi della risposta infiammatoria ai batteri patogeni presenti, in aggiunta alla terapia causale (detartrasi), necessaria ed obbligatoria per la rimozione del film batterico, è costituito da un’alimentazione idonea, basata su cibi caratterizzati da attività antinfiammatoria. Fra i cibi maggiormente indicati troviamo i grassi polinsaturi denominati altresì essenziali ed in particolare gli omega 3 di cui i LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia) ne suggeriscono una introduzione definita “adeguata” se nell’adulto è ricompresa fra lo 0,5 – 2% del fabbisogno energetico quotidiano sotto forma di EPA +DHA equivalente a 2 porzioni circa di pesce settimanali (caviale, sgombro, salmone selvaggio, acciughe, alici, tonno, aringhe).
Gli omega 3 potrebbero essere in grado di influenzare l’andamento della patologia parodontale, così come evidenziato dalla letteratura scientifica, esercitando un’azione antibatterica sui microrganismi patogeni, ed antinfiammatoria nella modulazione della cascata infiammatoria, limitando, conseguentemente, il riassorbimento osseo e l’infiammazione gengivale. Per chi volesse approfondire l’argomento rimando all’articolo: Rapporti tra omega 3 e parodontite.
Alcuni studi mostrano inoltre come una dieta ricca di omega 3 regoli positivamente sia gli enzimi antiossidanti che lo stress ossidativo, con indubbi vantaggi sui processi infiammatori tutti, gengivali ed ossei.
Ed ecco quindi l’importanza di una dieta ricca di grassi essenziali (essenziali in quanto il nostro cervello è costituito da una notevole quantità di essi e fra questi il DHA è componente fondamentale di fosfolipidi di membrane particolarmente a livello sinaptico nelle cellule nervose) sia per gli effetti a livello sistemico, sia per quelli cerebrali, nonchè per quelli parodontali, ritardando la progressione della malattia parodontale o piorrea.
Che cosa fare nel quotidiano quindi?
Introdurre o aumentare l’utilizzo di pesce azzurro, di olio di fegato di merluzzo o di lino, ricchi di omega 3 nelle due forme EPA e DHA, di noci, mandorle, riso rosso e spinaci, ricchi di ALA, forma di omega 3 a catena corta.
In conclusione, i dati della letteratura scientifica indicano un’emergente evidenza di un abbassamento dei mediatori infiammatori a seguito di una dieta ricca di omega 3 e che, quindi, questa dieta vada adottata routinariamente come coadiuvante nel trattamento delle malattie parodontali e perimplantari.
Bibliografia:
Ongaro F., Checchi V., Rossi R., Tissino B., Checchi L.
Rapporti tra omega – 3 e parodontite: revisione della letteratura.
Dental Cadmos, marzo 2017, Volume 85, Numero 3, pagg. 126-134
SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana)
LARN: Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia
IV Revisione-II° ristampa, 2018, pag. 135
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